Penso che il discorso della libera limitazione della rivendicazione con parti della descrizione possa portare molto, molto lontano.
Fosse accettato, io comincerei a depositare brevetti con bellissima descrizione e con il titolo del brevetto (solo eventualmente "come sopra descritto ed illustrato nei disegni allegati"
quale rivendicazione unica (certo così ben ampia).
Durante una causa mi costruirei una rivendicazione nuova e originale, prelevando brani dalla descrizione, così limitando naturalmente la rivendicazione originaria e pennellandola sulla contraffazione.
Si può poi perfezionare la manovra. La limitazione fa stato inter partes e sono pronto a ricominciare con un altro concorrente. Naturalmente che anche sia nulla erga omnes la prima rivendicazione originaria (nullità parziale) non me ne importa nulla.
Avrei un bellissimo brevetto che, come un'ameba, è pronto a incorporare molte cose differenti. Fra l'altro, eliminerei il problema della non unitarietà della invenzione: preleverò l'invenzione che mi vien comodo di volta in volta dalla descrizione, a seconda delle necessità per sostenere la contraffazione.
Dove sbaglio nel vedermi aprire questi nuovi rosei orizzonti, se non esistono argini alla "limitazione", che è in sostanza riscrittura sostenuta dalla descrizione?
Sono sempre molto perplesso a vedere una vertenza giudiziale italiana come una specie di somma esame+opposizione+Bundespatentgericht. Troppa grazia, Sant'Antonio!
Infatti, basterebbe che esistesse uno straccio di esame per mandare all'aria le furbate che ipotizzo, almeno in larga misura.
Ecco, forse, perché in Italia siamo quasi tutti pieni di dubbi e ripensamenti (anche i giudici), alla ricerca di una equa soluzione che pochi possono illudersi di avere a portata di mano o, assai peggio, di possedere.
Giustissimo discuterne.
V. Faraggiana