ERRATA CORRIGE

A volte rileggendo ciò che si è scritto, ci si accorge che il suo contenuto diverge da ciò che si voleva esprimere.
Nel commento (Temporibus illis) all'articolo di L. Bosotti, purtroppo scritto quasi un anno prima della sua pubblicazione, sembra che emerga una chiara mia avversione ad un esame delle domande di brevetto per invenzione Italiane.
In realtà il problema dell'esame delle domande Italiane va affrontato, a mio parere, in modo più ampio e non come un commento.
Infatti il problema deve essere affrontato tenendo conto di almeno due aspetti:
1 - l'esame in sé;
2 - la presunzione di validità che l'esame può o deve fornire.
1.1 - L'esame delle domande Italiane non può non tener conto del fatto che sia in atto un eventuale esame parallelo condotto dall'Ufficio Europeo dei Brevetti;
1.2 - Le caratteristiche dell'esame devono essere definite in modo chiaro attraverso un regolamento (e.g. esame per novità o per novità e livello inventivo);
2.1 - La presunzione di validità deve essere regolata in modo che a parità di documenti citati non esistano, salvo ECCEZIONI, motivi per considerare il brevetto esaminato NON VALIDO in sede giudiziaria. Infatti, troppo spesso nel corso di CTU i Consulenti Tecnici del Giudice, pur di fronte a brevetti concessi con esame, assumono, a parità di documenti citati, che il brevetto non sia valido motivando che:
- l'Esaminatore era distratto;
- il documento citato doveva essere letto in modo diverso;
- le rivendicazioni non sono chiare.
A mio parere occorre armonizzare l'esigenza di Esame delle domande Italiane, evidente nel caso esista un rapporto di ricerca, e l'esigenza di presunzione di validità, evidente per chi abbia investito depositando una domanda di brevetto ed affrontandone un esame di validità.
La lotta alla contraffazione richiede almeno questi due presupposti, altrimenti l'investimento nel deposito delle domande e nel loro esame risulta totalmente scoraggiante.

Gianni Masciopinto